Dipende da che punto guardi il mondo

Ormai è tradizione e quindi lo faccio! Ebbene sì, anche quest’anno ci sarà l’attesissimo discorsone di fine anno, ma con un blues di fondo che ahimè accompagna questa chiusura programmata.
Altolà non voglio fare l’adolescente emo che adduce alla sua persona tutte le disgrazie di questo mondo, per l’amor del cielo mai, le disgrazie sono altre, ma il blues ce l’ho e me lo tengo. Sarà forse perché suonavo il sax? Chissà!;) Prendiamolo come un esercizio di memoria, una buona pratica per non fare di tutta l’erba un fascio, ma per distinguere e riconoscere, seppur con l’ausilio della lente, le cose buone che questo anno ha portato con sé.

Come ogni anno tra le cose buone metto l’orto e gli animali, forse quest’anno più l’orto. E non per grandi soddisfazioni che mi ha dato, sì me le ha date, ma più perché gli ortaggi stanno piantati a terra e, se muoiono, dai semi posso riprodurne altri, mentre per gli animali non vale ahimè la stessa cosa.

Orto col bene che ti voglio


Sostenuta da una task force d’eccellenza nei pressi di febbraio, l’orto è stato rimesso a nuovo. Scavatore alla mano, letame in abbondanza ed uno strato di paglia sulla base della vasca scavata e poi ri-riempita. Questa operazione ha arricchito tantissimo il terreno e soprattutto lo strato di paglia ha impedito alla gramigna di crescere aggressiva come in passato. A fianco dell’orto, visibilmente ingrandito, abbiamo poi costruito i 2 cassoni, un po’ da morto e un po’ da fiori. Paradiso delle Dalie e delle aromatiche, delle portulache e dei settembrini. Nel cassone in alto ho prediletto i fiori, in quello più in basso invece hanno preso casa diversi tipi di salvia, basilico, maggiorana, santoreggia e tutta la compagnia.
Per quanto riguarda l’orto, realizzato in collaborazione con il papà del fragolero, le soddisfazioni sono state molte e ben distribuite, basti dire che l’ultima zucchina trombetta l’ho raccolta a dicembre e che abbiamo mangiato datterini fino a fine novembre. Borragine, cipolle, scalogni, fagiolini, melanzane, zucche e zucchette sono stati nettamente migliori delle coltivazioni passate ed è un gran piacere quando accade.

La coltivazione dell’anguria anche quest’anno è stata un fallimento totale, né quella né il melone riescono a maturare in modo adeguato. Forse è la posizione, forse il terreno, forse sono io.
In questa stagione 2022 sono stata io stessa a creare per diversi ortaggi le piantine in semenzaio, un mezzo disastro dal quale sono però sopravvissute alcune varietà davvero speciali, in particolare pomodori e zucchine. I semi di alcune di queste primizie provengono dai sacchetti di semi antichi di Cercatori di semi che mi erano stati regalati il Natale scorso. Zinnie e Cosmea altre graditissime presenze.
Se nell’orto estivo qualche defaillances c’è stata, vedi scorribande settimanali di polli e dorifore di giugno + afidi sulla camomilla, nell’orto invernale invece è andato tutto liscio. Vabè finocchi a parte, per il primo anno sono cresciuti come veri finocchi, ma ho ancora molto da imparare a riguardo. Ma chissenefrega, io nell’orto ci faccio psicoterapia, lo innaffio la sera, ci vado a sbrogliare i pensieri, mi ci siedo e ci leggo i libri. In più mi dà da mangiare, perciò bravoni ai professionisti dell’orto, ma io non ho pretese e va bene così!

DOPO LA ZONA CESARINI, LA ZONA PERACCHI

Se mi avete seguita saprete che il 2022 sul fronte animali è stato abbastanza impegnativo . Teo, cane dei Peracchi, aveva iniziato a star male a settembre 2021 e dopo mesi altalenanti in cui facendo avanti-indietro dal veterinario, portandolo ad ecografie, castrazioni, iniezioni d’urgenza la vigilia di Natale, la clinica a cui avevamo fatto riferimento non ci aveva capito nulla, ho deciso di investire la quasi totalità del mio stipendio di marzo per capire cosa avesse. In 48 ore l’ospedale dell’università ha dato il suo verdetto: tumore al cervello. Mi hanno chiesto se volessi sopprimerlo intanto che era addormentato. Il cane non era il mio e, forse peccando di superumanesimo, ho deciso che lo avrei voluto portare nel suo giardino, dal suo amico Grillo e nella sua cuccia di una vita. E, forse, ho peccato di codardia, egoismo o di accanimento, ma così è stato. L’ultimo mese lo ha vissuto con 5 anni di meno addosso, un sorriso stampato in faccia e una fame decisamente finta data dal cortisone. Non ha comunque più avuto ricadute e alla fine, col senno di poi, penso sia stato meglio in quel mese che nei 6 precedenti. Il 13 maggio è morto e con lui, dopo 10 anni insieme, anche un pezzetto di Grillo se ne è andato. Poi la vita è continuata, come avviene sempre.

POLLAIO DEI PERACCHI: CASA DI RIPOSO PER GALLINE

Anche sul fronte galline, sempre in zona Peracchi, abbiamo avuto il nostro bel da fare. Ornella, la gallina che a settembre 2021 aveva avuto un ictus, ha vissuto nel suo attico per qualche mese ancora, poi ha avuto un altro ictus e se n’è andata. A farle compagnia c’erano sempre stati Grillo e Jimmy, un piccolissimo topolino che d’ogni tanto si aggirava nei pressi di casa sua. Anche Fragola, purtroppo, ci ha lasciati prematuramente. Ultima disgrazia dell’anno, ad agosto, Lucille è sparita. Non una piuma, non un resto, non un segnale e nessuna sparizione successiva alla sua, nel pollaio: a me piace pensare che sia andata dalla zia Monique a Parigi e che prima o poi mi scriverà una cartolina mentre dal bateau mouche si gusta un pain au chocolat con le piume al vento. Aneddoti veterinari: all’inizio dell’estate ho portato la Luisona dal vet a causa di un rigonfiamento sotto un occhio, per fortuna nulla di grave, peccato che quella gallina fosse talmente grande da non stare nel trasportino. Ho perciò dovuto attuare alcune strategie per nulla ammesse dal codice della strada. Ma tutto è bene quel che finisce bene, ovvero zero incidenti!
Sempre con il vet stiamo combattendo contro un male più grosso di noi: le galline dei Peracchi, abbandonate a loro stesse da tempo, quando le abbiamo prese in gestione avevano la rogna alle zampe. La rogna delle galline non si attacca all’uomo ed è fondamentalmente costituita da acari che si infilano sotto le squame delle zampe. Purtroppo, dopo anni a tirare a lucido il pollaio, mettere vaselina, zolfo, spray adeguati, cenere e compagnia bella e vedendo che ciclicamente ritornava ho chiesto un aiuto più importante al vet, il quale mi ha prescritto un farmaco per suini da iniettare alle suddette derelitte. La situazione migliora nettamente, ma poi comunque torna fuori. Quindi su questo punto mi riservo di aggiornarvi a fine 2023, sperando in una buona nuova. In tutto questo una mattina pronta con il farmaco per suini tirato nella siringa sono inciampata e tac che mi sono iniettata il liquido in una mano: inutile dire che per tutto il giorno ho pensato che sarei morta. E invece no, taaaac sono ancora qui!

Il pollaio di casa nostra, detto anche Glamping per galline fortunate

Voglio partire dalla ristrutturazione perché, riconoscerete tutti, è stata una bella sfida. Dopo anni ad aprire le finestre di casa e trovarsi davanti un rudere scrostato e mal messo, quest’anno, sempre sostenuta dalla task force dell’orto, sono riuscita a convincere tutta la compagnia a ristrutturare il pollaio. Perciò è intervenuto il muratore per mettere in sicurezza una parete poco solida, poi l’abbiamo intonacato, pitturato, rifinito ed infine allestito (con i quadri, lo ammetto). Il merito, va detto, è quasi tutto del fragolero, di suo papà e del muratore Risoli.

Era da quarant’anni che il rudere attendeva questa decisione e indovinate un po’ cosa succede il giorno in cui iniziano i lavori? La Ginny inizia a covare e a ruota anche la Betty. Non vi dico le ansie per questa cova: tra le trapanate, i muletti/scavatori/la polvere/la calce eccetera eccetera era un continuo avanti e indietro per constatare che tutto stesse andando bene. Ma io, che, complice il naso importante, fiuto a chilometri di distanza i presagi di sfiga, sapevo che qualcosa sarebbe andato storto e così è stato: ad una settimana dalla schiusa il pollaio è stato inondato dagli acari.
In quella settimana ho veramente rischiato l’esaurimento. Caldo pazzesco, lavori in corso, lavoro, menate e sì anche i maledetti acari da debellare! “Se li prendono i pulcini muoiono”, “Occhio che gli acari entrano nel naso delle chiocce e muoiono male”. Prima ho proceduto con il cannello, quello da cucina, dando fuoco a tutti gli acari a vista, ma purtroppo i maledetti si infilavano ovunque e così con molta freddezza di spirito, ho agito! Ho rimosso il pollaio in legno, ho invaso le galline di foractil, ho cosparso tutto con una polvere apposta. Velenosa, ma necessaria e le cose sono andate bene.

LA COVA ANDAVA PORTATA IN SALVO

Poi sono nati i pulcini, qualche uovo non era fecondato, uno è nato ed è morto ancora nell’uovo e insomma, alla fine, sono nati in 4, due alla Ginny e due alla Betty.
Io, memore dell’esperienza avuta con la Toschi e Plinio, dopo il primo mesetto in cui ho tenuto tutta la sacra famiglia in ambiente protetto, ho pensato che con le madri potessero essere al sicuro anche all’interno del giardino. Purtroppo la mia inesperienza, e non la giudico senza colpe eh, ha colpito e il Picén è scomparso dopo una mattinata temporalesca in cui TUTTI eravamo a casa. Non una piuma, non una traccia, nulla, sparito nel nulla. Non vi dico le ore trascorse a cercarlo ovunque, nel bosco, nei campi, nei fossi, ma soprattutto non vi dico lo sconforto profondo nel tornare a casa senza aver trovato nulla. In quegli stessi giorni due poiane si aggiravano sopra al nostro giardino ed in quegli stessi giorni anche Lucille era sparita dal pollaio dei Peracchi. C’è chi dice che non può essere stata una poiana, c’è chi sostiene di sì. Poi le poiane se ne sono andate. Naturalmente dal giorno della sparizione i pulcini sono stati rinchiusi in un recinto ad hoc, antifaina, antidonnola, antivolpe, antitasso, antipoiana, antigatto, antiserpente. Ciò non mi ha comunque consentito di dormire sonni tranquilli durante la vacanza in Andalusia, ho sognato 3 notti di fila che una faina si intrufolava e che uccideva tutti. Per fortuna erano solo incubi.
I 3 pulcini sopravvissuti hanno più volte subito un cambio repentino di sesso. Subito pensavo che Circe (ex Gazza) e Giolitti (ex Bea) fossero galline e che Teresina fosse un gallo, poi che tutte e 3 fossero galline, poi mi sono insospettita su Bea e niente, alla fine, a 5 mesi dalla nascita, Bea ha montato una delle sue madri adottive e poi ha cantato. Il tutto davanti a Plinio che, basito, non ha proferito parola. Da quel momento Bea è diventata Giolitti. Per ora i due galli convivono abbastanza pacificamente. Circe e Teresina, metà Amrock e metà Marans hanno iniziato a deporre a dicembre e le uova sono piuttosto scure nella colorazione, son contenta!

UNA TOSCHI è PER SEMPRE

Nell’entusiasmo di agosto per il pollaio, per lo scampato pericolo dagli acari maledetti e per i pulcini cresciuti sani, di ritorno da una due giorni improvvisata al mare in cui ero felice e senza pensieri, il 14 agosto la brutta notizia. Arrivati nel cortile ho salutato tutti gli animaletti, tra cui la Toschi, e sono andata in casa a disfare lo zaino. Dopo pochi minuti sale il fragolero che mi dice “c’è stato un problema con una gallina”. Io subito ho pensato all’ospizio per galline dei Peracchi, forse è morta la Giustina. “Di chi si tratta?”, chiedo. E lui risponde “La Tosca”.
Mi sono catapultata giù già in una valle di lacrime, era ancora calda e perfetta. Nessun segno di patimento, nessun dettaglio che mi facesse pensare ad una malattia. Alla mattina aveva deposto un uovo e poi alla sera era morta. Quell’uovo, vuotato e sterilizzato, l’ho tenuto e l’ho messo nella mia vetrinetta in salotto, nel posto d’onore.
Gli psicoterapeuti e i professoroni sostengono che le due cose non abbiano un rapporto di causa-effetto, eppure io so per certo che ad ogni manifestazione di spensieratezza sopraggiunge preciso come un dito…in un occhio (tranquilli) un pensiero nefasto. E spesso questo pensiero annienta lo “spensiero” precedente. E quindi? E quindi la vita è così, un pendolo che oscilla incessantemente tra un pensiero e uno “spensiero”. E con questa Schopenhauer lo mandiamo a casa!

Anche dopo questa brutta notizia la vita è continuata, come avviene sempre. Ve l’ho già detto.

CONCLUSIONI, SALUTI E BACI

Dopo tutto questo popò di roba qualcuno si chiederà come faccio a definire questo anno “un anno statico” e io posso dirvi che per le mie aspirazioni, per i miei desideri lo è stato, nonostante ne riconosca la ricchezza sotto molti altri punti di vista: un mio racconto è arrivato tra i 30 finalisti di un concorso letterario nazionale ben frequentato ed è stato pubblicato su un’antologia, ho fatto una splendida esperienza con Trekking Taro e Ceno dal Monte Penna a Setri Levante, sono stata invitata ad alcuni eventi nell’ambito food, ho, come ogni anno, ho continuato l’avventura di Cronache di Arnia pubblicando alcuni articoli su Cibecco.com presenziato alla fiera del paese con il mio drink narrato, ho fatto marmellate, spongate, accarezzato galline, gatti e soprattutto sono stata 100% claricette con tutti. Alla fine non mi posso lamentare e non lo farò!

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