E’ sera e fuori tira un vento diavolo. Il vento mi fa impazzire, come a molti di voi, lo so, ma per fortuna io oggi ho una storia da raccontare e, perciò, non ci penserò troppo su.
Continua, infatti, il viaggio pazzerello che sto facendo con le ragazze di Viaggi Cibo Emilia (IG @Viaggi.Cibo.Emilia) raccontandovi bimestralmente, qui sul mio blog, storie legate all’Emilia e, spesso, alla cucina. Con qualche eccezione, oggi, per esempio, non troverete ricette di sorta, ma un museo.
“Ma come? Le Claricette in un Museo?” Vi starete giustamente domandando. Esatto e sapete perchè? Perchè si tratta di un Museo davvero speciale, si tratta del Museo Ettore Guatelli.
IL MUSEO ETTORE GUATELLI ED IL SUO FONDATORE
Il Museo Ettore Guatelli si trova davvero vicinissimo a casa mia, per la precisione a Ozzano Taro, ad una ventina di chilometri da Parma città (la sentite l’Emilia che respira?) e a 5 minuti dal casello autostradale di Fornovo di Taro. E’ un Museo un po’ bizzarro, una raccolta di oggetti di uso quotidiano che il suo creatore amava intitolare “museo dell’ovvio”, oggetti della tradizione contadina che, anche per questo, trovo molto affini al mio mondo agreste.
[Se vi piacciono i musei bizzarri vi consiglio anche Roncole Verdi – Una mostra in osteria di Kristina di Nerd in spalla]
Prima di approfondire la questione, voglio però presentarvi il fondatore del Museo: il signor, indovinate un po’, Ettore Guatelli.

Ettore, figlio di mezzadri, viveva nel complesso rurale in cui oggi è custodita la raccolta. Non godeva di piena salute e, perciò, non era mai riuscito a studiare con costanza né a lavorare nei campi. A stravolgergli la vita era certamente stato l’incontro con Attilio Bertolucci: Guatelli scriveva a macchina i testi che Bertolucci gli dettava e in cambio il poeta lo preparava all’esame di licenza magistrale. E così era presto diventato maestro elementare, ma anche intelligente collezionista di cose e di storie, quindi etnografo e museografo visionario.
[La figura del contadino colto (scusate il gioco di parole irresistibile) non è una novità per la nostra bella Emilia, da sempre contraddistinta da persone e personaggi con i piedi piantati nella terra, ma con un costante sguardo rivolto al futuro. Ce lo insegna Paola di viaggiandoconme.com che nell’articolo Museo Casa Cervi racconta un inedito lato contadino dei fratelli Cervi.]

Gli oggetti che il signor Ettore Guatelli recuperava ed esponeva non erano infatti pezzi rari o preziosi come quelli di molti musei tradizionali, ma erano cose d’uso comune, che egli recuperava nei magazzini dei raccoglitori dell’Appennino con il preciso scopo di salvarli dalla distruzione. Ne raccoglierà più di 60.000.
“Martelli, pinze, pale, forbici, botti, pestarole rivestono le pareti seguendo semplici motivi geometrici, riempiono i mobili e le mensole di questo museo, creando un effetto scenografico carico di suggestioni visive e capace di evocare, attraverso un linguaggio museografico inedito e svincolato da intenti realistici, gesti quotidiani di vita contadina.“

Gli oggetti custoditi al museo Guatelli testimoniano infatti la storia comune di uomini e donne “dell’età del pane”, quando il lavoro nei campi rappresentava appieno il profondo legame dell’uomo con la vita.
Preservando oggetti del mondo contadino pre-industriale e artigianale che stava scomparendo Guatelli è riuscito a custodire antichi saperi e modi di vivere fino a quel momento affidati soltanto alla trasmissione orale.
L’usura, il rattoppo, il riuso, l’ingegnosità, l’immaginario. Sono questi i principali criteri con i quali tutte queste cose sono state raccolte.
Entrare all’interno del Museo Guatelli potrebbe rappresentare un’esperienza disturbante: non nego che chi ne varca la soglia per la prima volta potrebbe essere sopraffatto da sensazioni di inquietudine a causa delle geometrie e dalla quantità di oggetti presente. Ve l’ho detto che non è un museo usuale, eppure sono certa che saprete afferrarne il senso e allora le geometrie si srotoleranno in parole e negli spazi bianchi del casale sarà più semplice leggere le storie di tutte quelle cose, di tutte quelle persone.
Oltre alla curiosità nell’ammirare ogni singolo pezzo della collezione, credo che saprete apprezzare anche l’armonia nella suddivisione degli oggetti ed, in particolare, le stanze tematiche.

Da piccola, per dire, andavo pazza per la stanza dei giochi, per le scatole di latta, le castagne e le noci, che con arguzia e povertà di tasca, i bambini di un altro tempo avevano trasformato in narrazioni a cielo aperto.
LA STANZA DELLA CUCINA
Se un tempo avevo amato la stanza dei giochi, stanza che continuo ad adorare, sia chiaro, oggi non resto indifferente nemmeno dinanzi alla cucina. Mi sembra il minimo per una Claricetta DOP, che dite?
In questa stanza le cose rattoppate e ricucite, che erano un tempo nelle cucine delle famiglie contadine, non simulano spazi domestici del passato, ma riescono a evocarli con la forza del loro aspetto consunto.

Madie, cassapanche e credenze ricavate da tronchi cavi conservano insalatiere, zuppiere, scodelle, piatti di ceramica e pestarole scavate dal coltellaccio con cui ogni giorno le donne “battevano” il lardo. E poi i taglieri, i mestoli, le gavette, tutti messi a raccontare una storia che ancora profuma di fuoco lento, rattoppi e nonni del passato.
I testi sono per me un racconto famigliare, mia nonna ci cuoceva la pattona con le foglie di castagne sul fondo e ancora oggi, quando ne vedo uno in azione un po’ mi sento tirata in causa. Ecco, proprio quello che provo ogni volta che il mio occhio cade sui testi in terracotta, utilizzati un tempo per cuocere il pane, veri e propri monumenti dell’arte del rattoppo.
Uno spazio, dunque, ricco di oggetti d’uso quotidiano “a evocare le grandi mangiate di zuppa e di latte, specialmente con la focaccia ancora calda, quella che si metteva nel forno per saggiarne la temperatura…ma la fame che dava gusto a tutto ciò non c’è più…” (E. Guatelli, Il bosco delle cose)
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Il mio breve racconto vi ha fatto venire una gran voglia di visitare il Museo Guatelli? Ecco tutte le info che vi servono:
ORARI DA SETTEMBRE A GIUGNO
Da Martedì a Venerdì
10.00/13.00
Sabato, domenica, festivi
10.00/13.00 (ultimo ingresso ore 11.30)
15.00/18.00 (ultimo ingresso ore 16.30)
Chiuso il lunedì
ORARI ESTIVI (DAL 15 GIUGNO AL 15 SETTEMBRE 2024)
Da Martedì a Venerdì
10.00/13.00
Sabato, domenica, festivi
10.00/13.00 (ultimo ingresso ore 11.30)
17.00/20.00 (ultimo ingresso ore 18.30)
Chiuso il lunedì
MODALITA’ DI VISITA
Le visite sono solamente guidate (durata un’ora e mezza)
Partenza visite guidate sabato, domenica e festivi
ore 10.00 – ore 11.30 – ore 15.00 – ore 16.30
Partenze visite guidate estive (sabato, domenica e festivi)
ore 10.00 – ore 11.30 – ore 17.00 – ore 18.30
PER INFORMAZIONI E PRENOTAZIONI
Tel. +39 350.1287867 oppure e-mail info@museoguatelli.it
Museo Ettore Guatelli
Via Nazionale, 130
43044 Ozzano Taro Collecchio (PR)
Tel. +39 0521 333601
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