Claricetters, è San Giovanni!
Tra tutte le tradizioni quella di San Giovanni è sempre stata la mia preferita, un po’ perché legata al mondo rurale, un po’ perché inaugura la stagione dei gelati e delle giornate in fiume, un po’ perché davvero ricca di fascino e misteri. Devo ammettere che anche quella di Sant’Antonio rientra nella top 3, ma oggi limitiamoci al Giovannone nazionale.
Questa tradizione, come quasi tutte le più note tradizioni italiane, affonda le radici nella notte dei tempi, già quando i cari vecchi Celti, in questa notte magica, celebravano la natura attraverso riti propiziatori e benaugurali in protezione dei raccolti . Eh già, perchè è proprio attorno ai giorni del solstizio d’estate che piante e fiori raggiungono il loro massimo splendore, le ore di luce sono maggiori rispetto a quelle di buio, il caldo non è ancora siccità e i colori sono vivi per davvero. Quella di San Giovanni è la celebrazione del Sole, ripreso nella sua potenza illuminante anche nei falò disseminati nelle campagne che si usava accendere in passato. Dopo il 23 giugno le ore di buio inizieranno ad allungarsi e la vividezza lascerà il posto a cartoline patinate da calura e opacità, perciò festeggiamo intanto che siamo in tempo!
MA SAN GIOVANNI CHI?
Ma perché questa festa di origine pagana è stata dedicata a San Giovanni?
Beh, semplice, perché come al solito la Chiesa si è appropriata anche di questa ricorrenza e per giustificarla ha pensato bene di festeggiare il compleanno di San Giovanni Battista che sarebbe nato proprio il 24 giugno. Spoiler: è anche il compleanno di mia nonna Ivana, ma mica abbiamo fatto rifare i calendari! Scherzi a parte, la figura di San Giovanni associata a questo giorno non è accidentale. Ricorderete infatti l’importanza simbolica dell’acqua nell’operato di Giovanni, non a caso detto il Battista, che aveva per l’appunto battezzato Gesù nelle acque del fiume Giordano. E quest’acqua, se fate attenzione, ritorna anche nella celebrazione delle vigilia del 24. prima sottoforma di rugiada e poi sottoforma di macerato balsamico. E’ proprio la discesa della rugiada a donare sortilegio a questa notte magica: quando il vapore acqueo contenuto nell’aria viene a contatto con superfici raffreddate dopo l’esposizione all’irraggiamento solare, condensa in gocce d’acqua. Ed è proprio la rugiada che conferirebbe straordinaria energia a fiori, erbe e foglie immersi in acqua e lasciati a macero sotto il cielo stellato nella notte tra il 23 e il 24 giugno.
L’ACQUA DI SAN GIOVANNI
Fiori spontanei, erbe medicali, salvia, lavanda, iperico – detto anche Fiore di San Giovanni-, foglie di noce, rose, ginestre, papaveri, fiordalisi, camomilla, melissa, sambuco e chi più ne ha più ne metta. Una notte a bagno nell’acqua in una ciotola di vetro, sotto la rugiada, e il sortilegio è fatto. L’indomani mattina, auguri Nonna!, per godere delle proprietà acquisite basterà bagnarsi il viso e si verrà investiti da una sorta di magia in grado di donare buona salute e prosperità. Se ne fate un boiler potete bagnarvi anche il corpo, si sa mai che passi il mal di schiena.
Quest’anno ho deciso che mi asterrò da richieste relative al mio stato fisico, ma fingerò di confondere il Giova con la Santa Lucia e chiederò all’acqua di far resuscitare la batteria della Panda che ieri sera mi ha miseramente abbandonata.
Che ci crediate o no il mio consiglio è quello di provare questa cosa dell’acqua magica: quando l’adultità fa capolino e azzera totalmente la speranza nel genere umano, aggrapparsi a poteri esoterici per una sole notte all’anno, può essere un buon rimedio per riabilitare il cervello a bellezza e ancestralità.

NOCE, NOCI E NOCINO
Ma non è finita qua amici! Per i più avvezzi a cicchetti digestivi, la notte di San Giovanni è anche quella giusta per battezzare il nocino: in questo periodo dell’anno i gusci delle noci sono ancora avvolti da quello strato verde che in botanica è chiamato mallo ed è proprio in questi giorni che bisogna raccogliere i frutti per prepararne il liquore. Esistono molte ricette, quella che utilizziamo noi è la seguente: raccogliamo i frutti, ciascuno dei quali deve essere diviso in 4 parti (occhio a non macchiarvi le mani che poi non viene mai più via – nel caso usate i guanti. O rassegnatevi ad avere le mani nere per una settimana) e li immergiamo nell’alcol con un po’ di zucchero. Lasciamo il vaso al sole per 40 giorni, ricordandoci di agitarlo una volta ogni tano, e a fine ottobre lo filtriamo.

Ma cosa c’entrano le noci con San Giovanni?
Leggenda narra che sempre in questa notte le streghe si riuniscano sotto gli alberi di noce per raccoglierne i frutti, guarda caso tra queste streghe rientrerebbero anche Salomé ed Erodiade. E sì, amici, furono proprio loro, dopo la danza dei sette veli, a pretendere in dono da Erode la testa di San Giovanni Battista il quale, senza indugio, fu decapitato. TaDaaan, e qui chiudiamo il cerchio. Qualcuno sostiene che il Giovanni festeggiato in questo giorno non sia nemmeno il Battista, ma l’arcidiacono della Cattedrale di Parma, ma dopo così tanti intrecci simbolici noi non vogliamo crederci.
TORTELLI D’ERBETTA
E dopo leggende, miti e sortilegi passiamo al pezzo forte: le tortellate! Io sono di Parma e nella mia città, e nella provincia, tradizione – l’ennesima- vuole che per San Giovanni si mangino i tortelli. Pasta all’uovo ripiena di erbette al loro massimo splendore, ricotta e parmigiano. I tortelli poi DEVONO essere rigorosamente serviti affogati nel burro e asciugati nel parmigiano, quindi gustati in tavolate con gli amici del cuore fino a tarda notte, fino alla rugiada!

Buon San Giovanni, Claricetters!
Se questa sera preparerete l’acqua di San Giovanni non dimenticata di fotografarla e di condividerla sulle vostre storie di Instagram taggando @leclaricette 😉
A stasera