Di ritorno dal nostro viaggio in Costa Rica, vorrei fare una divagazione sul tema centrale delle Claricette. Alla fine le Claricette sono sostenute da basi solide di esperienze, letture e teorie. Per questo in realtà non si tratta affatto di una divagazione.
Per ora solo un breve excursus sulle varie tappe, prossimamente vorrei raccontarvi degli animali pazzeschi visti e dei luoghi del cibo. Fidatevi, sono tutte belle storie.
San Josè
San Josè è una città con una storia davvero breve e con un’urbanistica a mio avviso discutibile. Le opere artisticamente più rilevanti del centro storico, patriottismo e clichés a pacchi, le hanno fatte gli italiani. Mc Donald’s e compagnia bella spopolano e come in molte capitali spopolano anche immondizia e povertà. Nel Barrio Amon residenze in stile coloniale riportano indietro nel tempo, qui i colori accesi dai toni a contrasto rapiscono lo sguardo di chi nel Nordic style non ci trovano molto di attraente.
Tra la Calle 6 e la calle 8 c’è il Mercado. Una moltitudine di botteghe si affaccia sui marciapiedi e, come in un libro pop-up ciascuna espone senza pudore la sua merce. Infilandosi in uno dei corridoietti bui e bassi, quasi sempre inaugurati da una sottile saracinesca a mezz’asta si entra senza rendersene conto nel pazzesco mondo del marcato coperto. Banchi di carne e pesce colmi fino a scoppiare, frutta esagerata ed interi occhi di bottega dedicati alle erbe medicamento. Se nei nostri banchi di carne siamo abituati a vedere presentate solo le parti nobili dell’animale, nel marcato di San Josè fegatini, zampe e teste pullulano. Una sosta alla Sorbeteria de Lelo Mora (dove i NAS muti devono stare) e via di ritorno all’avenida principale.




L’Arenal
Da San José a l’Arenal, il più attivo vulcano della Costa Rica, é stata una vera immersione nel verde. Risalendo verso la zona più montuosa, non senza qualche banco di nebbia, piantagioni di banane prima e di caffè dopo costeggiano la strada interrotte solo da qualche casa di Ticos e da verdeggianti pascoli di mucche locals. A l’Arenal si può conoscere la dirompente forza della natura. Una vegetazione fuori misura dalle varietà inimmaginabili con fiori dai colori abbaglianti e una gran quantità di animali, soprattutto uccelli (colibrì e pappagalli verdi in particolare). A l’Arenal la pioggia é la regola. A l’Arenal ci si sente come in un quadro di Turner ad osservare l’immensità degli spazi e la potenza degli elementi naturali che sembrano prevaricare sull’uomo quando ad ogni esplosione di tuoni nella notte ti domandi se ci sia stato o meno il terremoto.




Playa


Junquillal
Lasciato l’Arenal alle spalle costeggiamo il lago in direzione costa pacifica, Playa Junquillal. Qui sono finite da poco le piogge e la natura é bella e rigogliosa. Ma non é sempre così, ci racconta Silvia, la signora della casa in cui abbiamo alloggiato. A gennaio e febbraio questa zona diventa secca e la polvere delle strade sterrate (tutte) ricopre siepi e giardini.
Alla mattina ci svegliano scimmie urlatrici in lontananza e pappagalli verdi, questi in vicinanza, e le onde dell’oceano non ci lasciano mai. Le spiagge sono semi deserte e davvero selvagge, solo le palme le ombreggiato con grazia. La vita scorre lenta, la mattina si pesca e si raccolgono i cocchi. Il pomeriggio pure. Il pueblito più vicino è Paraiso e, senza sarcasmo, per noi è stato veramente il paradiso. Come dicevo qui le strade sono sterrate, ogni casetta ha il tetto in lamiera in pieno stile pollaio e poi, per completare l’opera, ha anche un gallo, una gallina e un cane a farle la guardia. Non manca nemmeno l’albero di Natale. I Ticos sono davvero accoglienti e l’unico ristorante, che toglie l’imbarazzo della scelta, é Lochito’s. Ma questa è un’altra storia 😏





Montezuma
Scendendo all’interno della Penisola di Nicoya siamo giunti a Montezuma, considerata per eccellenza la città hippie del Costa Rica e non a caso soprannominata dai Ticos MonteFuma. Rimastoni gentili (molti dei quali provenienti da mezzo mondo e trasferitisi li da anni) lavorano nelle soda e nei ristoranti, i rastoni invece espongono le loro opere nelle bancarelle lungo le vie del paese. Vie del paese che sono esattamente… Due! Lunghe circa 100 metri ciascuna. Qui siamo sulla punta più estrema della penisola e ci si sente in un mondo a sè dall’aria un po’ bohemienne. Il paese vive a ridosso delle spiagge dove l’acqua si fa di un verde acceso e le onde dettano legge. Il turismo c’è, é innegabile, ma va detto che non disturba affatto anzi incentiva la nascita di ottimi ristoranti. Se andrai a Montezuma non potrai in alcun modo schivare il borracho del paese: un Mauro Corona, nell’aspetto, che trasuda alcool e perle tragicomiche a chi si intrattiene con lui. Un uomo gustoso insomma.




Q



Quepos
Lasciamo a malincuore Montezuma per dirigerci verso il Parque Manuel Antonio, il più famoso del Costa Rica. Prendiamo il traghettoda Paquera in pieno stile Crocodile Dundee e attraversiamo Baie placid e e verdi fino a Puntarenas, porto commerciale e per questo animato da barche. Non appena scendiamo dal ferry basta un attimo per accorgerci che non troveremo più la pura Vida conosciuta fino a quel momento. Industrializzazione e produzione di olio di palma infatti monopolizzano la zona. Qui le piantagioni di palme sono a perdita d occhio ed i centri abitati, seppur piccoli, sono pieni di strutture ricettive. I Ticos che avevamo conosciuto si sono fatti internazionali, proponendoci persino la figura del parcheggiatore abusivo. In linea col cambiamento umano, anche le scimmie si sono fatte più agressive e spregiudicate. Tuttavia noi siamo venuti fino a qui per il parco che effettivamente offre un’indiscutibilr ricchezza dj fauna. Al terzo passo dentro al parco ti rendi conto di essere davvero arrivato ai tropici: l’umidità non offre tregua, ma per fortuna il Manuel Antonio é dotato di 3 spiagge incantevoli. Quepo, la vicina cittadina, ha un non so che di losco che non permette di vivere in tutta tranquillità le sue stradine, ma forse sono solo paranoie mie. La zona dell’iglesia invece sembra molto aggregate, illuminata e sempre frequentata (anche grazie al campetto da calcio). Le spiagge attorno a Quepo sono però davvero belle e, a dirla tutta, siamo persino riusciti a trovare un deja-vu della serenità di Playa Junquillal. Punta Uvita.





Prossimamente dedicherò uno spazio al birdwatching. Ho molte storie del passato da raccontare. E uno al cibo di questo paese pazzesco!
C.