“Madre Sambuco aveva la testa come un ombrello, fiorito come un ricamo antico a maggio e colmo di succosi pallini viola a fine estate. Esisteva da sempre, aveva visto gli uomini inventare le parole, poi li aveva visti costruire meravigliosi castelli, poi greci, romani, galli, ottomani, crociate, biciclette, aerei.
Madre Sambuco sapeva tutto.
Aveva alleviato le pene di migliaia di donzelle dal cuore spezzato. Centinaia di nonne avevano curiosato tra i suoi fusti nel tentativo di cercare le ortiche per il pieno dei tortelli. Qualche addetto comunale per sbaglio l’aveva anche tagliata, ma lei era sempre rinata.
Sapeva tutto perché stava dappertutto, sui cigli delle strade, nei giardini di campagna, persino dentro ai fossi. Aveva avuto incontri importanti in gioventù, il giovane Gesù di Nazaret giusto per dirne uno (anche se in occasione a lui non molto gaia) e il talentuoso ed insistente Mozart a cui aveva donato uno dei suoi rami, penso dovesse farne un flauto, mi par di ricordare un flauto…magico.
Pensate che i contadini tedeschi, vabbè quelli esagerano sempre, quando la incontravano si toglievano il cappello in segno di rispetto.
Si dice persino che se piantata vicino a una casa avesse lo straordinario potere di proteggerne le mura e i suoi abitanti, assorbendo spiriti maligni e portando fertilità ai campi e alle donne.
Non so se veramente Madre Sambuco avesse straordinari poteri paranormali, ma so per certo che era portatrice, sana s’intende, di ben 7 doni officinali: fiori, frutti, radici, midollo, legno, germogli, corteccia.
Insomma una farmacia all’aria aperta in grado di curare spiriti affranti, infiammazioni, tosse e, per onestà intellettuale non posso tacere, sì, anche le emorroidi. “

Ecco l’inizio del #raccontodiNatura che l’estate scorsa ci aveva tenuto compagnia mentre sotto le fresche frasche del Collettivo Limitrofi sorseggiavamo un Hugo ghiacciato. L’idea del sambuco era nata un po’ per caso, c’era infatti la volontà di far conoscere e raccontare qualcosa di inedito proveniente dalle nostre campagne o dai nostri giardini. Tuttavia la siccità di Agosto non era dalla mia parte e allora, tra un discorso e l’altro, avevo pensato proprio al Sambuco una Pianta nota a molti, ma sconosciuta a moltissimi. In quell’occasione, dato il contesto serale, avevo deciso di abbinare il racconto ad un drink fresco a base di sciroppo di fiori di sambuco. Ovviamente non l’avevo preparato io, non avrei potuto venderlo e a dirla tutta la primavera scorsa non l’avevo affatto considerato. Ebbene, dato il grande successo dell’HUGO e data la ricchezza di sambuco delle nostri valli la settimana scorsa non ho potuto non cimentarmi in questo esperimento. Di ricette ne ho trovate moltissime, ma alla fine ho deciso di seguire quella che, a mio avviso, equilibrava di più tutti gli ingredienti. Ora dovrei darvi la ricetta, ma come ben sapete le ricette mi annoiano. Avrei quindi pensato ad un cambio di programma, una svolta poetica che vi sorprenderà. Stavo cercando di ripercorrere la raccolta di Sambuco di sabato scorso quando all’improvviso tutto mi è parso Chiaro, anzi Chiarissimo. Leggete voi stessi.

[inserimento modalità Petrarca]
Chiare, fresche et dolci acque,/ove le belle membra/pose colei che sola a me par donna/ gentil ramo ove piacque /(con sospir’ mi rimembra/gentil ramo ove piacque
(con sospir’ mi rimembra/a lei di fare al bel fianco colonna;/erba e fior’ che la gonna/leggiadra ricoverse/co l’angelico seno;
Ebbene sì, in anteprima mondiale, dopo la Meloni che rivendica Leonardo da Vinci, oggi io rivendico con viva e vibrante soddisfazione questi versi petrarcheschi. Per convincervi del fatto che il buon Francesco in questo componimento del 1300 alludesse proprio a me, ora vi interpreterò questi versi con l’unica e vera parafrasi accettabile dalla comunità letteraria. Concentrazione a me!
Limpide, fresche e dolci acque, [trattasi senza dubbio di chiara allusione al diluvio di sabato scorso con precipitazioni del 70% e gradi sotto la media stagionale. L’uso del plurale la dice lunga.]
dove immerse il suo bel corpo [eheh, amici, c’è bisogno di dirlo? Il bel corpo è chiaramente quello della sottoscritta. Si dice che il dogma del poeta stesse tutto nel detto “Meglio far invidia che pena”;
Con la parola immerse invece si affacci all’ermetismo. Si tratta infatti di una parola chiave, il vero fulcro del racconto, che nasconde un’ampia digressione accomunabile per caratteristiche al “La sventurata rispose” del Manzoni. Quel giorno infatti indossavo una giacca impermeabile della Patagonia, leggins e stivali di gomma da uomo numero 42. Ebbene sì, a metà percorso, completamente immersa in un canale di acqua piovana, io -la sventurata- ho scoperto che lo stivale destro era bucato. Nella suola. Immersa, immersissima!]

colei che sola mi par degna di avere il dominio del mio cuore; [ ragazzi neanche il Petrarcone può resistere alle Claricette, questo trasporto non necessita di ulteriori spiegazioni]
pianta cortese, al quale a lei piacque [Esiste una pianta più cortese del sambuco? [captatio benevolentiae] Storicamente era riconosciuta come pianta amica, tuttavia il Petrarca nasconde in questo verso una forte carica ironica.
Con la parola cortese invece il poeta fa trapelare una buona dose di ironia [mi sto sbellicando proprio]. Egli fa certamente riferimento al fatto che, nel cercare di raggiungere un ramo più alto, carico di fiori di sambuco, ho inarcato il fusto dell’arbusto per agevolare la raccolta, tuttavia il “cortese” sambuco, carico di acqua oltre che di fiori, mi ha battezzata con una lavata da testa a piedi [già in ammollo per i fatti loro]. Notiamo quindi ancora una volta l’arguto spirito del poeta che con garbo e pungente intelligenza riporta un misfatto senza farlo pesare alla donzella.]
appoggiare il suo bel fianco / (me ne ricordo sospirando); [ Davvero pazzesco questo poeta che per esaltare la sua donzella ancora una volta ricorre all’uso dell’ironia e dell’autocensura]
erba e fiori che la sua gonna/svolazzante ricoprì [Tutto vero, a parte la gonna. Ed ecco che il poeta riprende il concetto di donna angelo, camuffando alla bisogna la realtà dei fatti per sostituirla con una visione più paradisiaca della donzella valorizzandola sempre nonostante l’outfit così composto: Leggins grigi firmati Decathlon, calze da uomo e stivali bucati.]
insieme al suo seno angelico; [ecco la conferma che aspettavamo. Petrarca sei immenso]
Chi ha dedicato la sua vita allo studio della letteratura del ‘300 non potrà che darmi ragione, vi svelo un segreto amici: Petrarca era Nostradamus!
Va bene, dopo questa magistrale reinterpretazione del pensiero del poeta, la ricetta dello sciroppo ve la cuccate domani!
C.