Secondo le stime sono 1,3 miliardi le tonnellate di cibo che ogni anno vanno buttate, circa un terzo dei prodotti alimentari che finiscono in cucina.
Solo nei paesi industrializzati sono 222 milioni le tonnellate di cibo commestibile che vanno direttamente nella pattumiera: una quantità equivalente a tutta la produzione alimentare dell’Africa Sub-Sahariana.
Dati alla mano solo nelle nostre case si butterebbero 12 miliardi di alimenti commestibili. In primis verdura, poi latticini, frutta e poi prodotti da forno.
Nonostante sia infatti credenza comune ritenere che il maggior spreco riguardi supermercati e grandi enti della distribuzione organizzata, le stime dicono il contrario, ovvero che il maggior spreco di alimenti si consuma proprio nelle case di noi italiani.
Ogni giorno in ambito domestico si butterebbero, tra ciò che resta nel piatto, in frigorifero o in dispensa 100 grammi di cibo a testa: una quota che moltiplicata per 365 giorni all’anno porta a 36,92 kg di alimenti, per un costo complessivo pari a 250 euro all’anno.
Lo hanno confermato i Diari di famiglia dello spreco, eseguiti con un’annotazione quali-quantitativa da parte di 400 famiglie di tutta Italia: per una settimana, sotto il coordinamento di Claudia Giordano, ricercatrice dell’Università di Bologna, hanno preso nota del cibo gettato, della tipologia e delle cause che hanno determinato lo spreco.
Chi per mala gestione della spesa, chi per paura di rimanere senza cibo, chi per approfittare di offerte promozionali. Insomma gli italiani rimpinzerebbero i loro frigoriferi per poi non utilizzare la maggior parte dei prodotti acquistati.
Il fattore tempo risulta determinante in questo approccio allo spreco, infatti tra lavoro, famiglia e ritmi serrati molti ritengono di non poter fare altrimenti e quindi affrontano con leggerezza lo sperpero che si consuma nelle loro case.
Gettare cibo è diventato all’ordine del giorno tanto che si preferisce buttare nell’immondizia frutta un po’ troppo matura piuttosto che ritagliarsi un paio d’ore per farne conserve.
L’ossessione per il bello d’altro canto non aiuta. Abituati come siamo a trovare frutta e verdura impeccabile sui banchi dei supermercati, non siamo più nemmeno in grado di distinguere un prodotto qualitativamente alto da uno che magari è solo esteticamente ineccepibile.
Nel giro di un anno questo ritmo di spreco porterà a gravi conseguenze, costi altissimi, grandissime quantità di prodotti sprecati e una condizione ambientale sempre più preoccupante per la salute del nostro pianeta.
Ciò che vedo è una fotografia molto nitida di una realtà ammaccata, esattamente come quelle mele che scartiamo dai banchi del supermercato e dai nostri frigoriferi.
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